Angelica Musco Ottobre 3, 2017 Nessun commento

Come far conoscere la propria start up?

Hai appena creato una start Up e pensi che il prodotto o servizio da te offerto sia il migliore al mondo. Ma perchè allora non riesci ad incrementare le vendite? Che la tua impresa sia la migliore puó anche esser vero, ma se non la promuovi, questa non ti porterá grossi risultati. Apporta allora quella spinta in piú alla tua start up. Vorresti fare in modo che la tua impresa raggiunga un piú grande numero di clienti? Fatti conoscere!

Esistono tanti e svariati modi per promuovere una start up, dalla classica pubblicitá a metodi piú moderni ed innovativi. Senza dubbio, con l'avvento e lo sviluppo del digitale le cose sono un po' cambiate. La vecchia pubblicitá invasiva ha ormai lasciato il posto a metodi di promozione meno invadenti ma molto piú efficienti. Vediamo dunque come far conoscere una start up.

Studia una strategia per far conoscere la tua start up

Ancora prima di immettere sul mercato il prodotto o servizio creato, è necessario individuare il potenziale cliente a cui questo è rivolto. Questa analisi si rivela di fondamentale importanza poichè rappresenta la base di una buona strategia di marketing. Compilare un Business Plan o il modello Canvas in questo momento ti sará di grande aiuto. In questa fase iniziale, pensare di dominare l'intero mercato consisterebbe in un grosso errore. Al contrario infatti, assicurarsi una piccola porzione di clienti durante la fase iniziale, ti permetterá di aspirare concretamente ad un mercato piú ampio.

Far conoscere una start up ai clienti

Roman Samborskyi || Shutterstock



Una volta individuato il mercato, trova dunque il modo di arrivare a questo. Dire che il tuo prodotto sia eccezionale non comporta nessun incremento delle vendite. Inizia dunque studiando i tuoi competitors! Analizza i loro punti forti e i punti deboli e cerca di costruire un servizio che sia effettivamente superiore. Le start up innovative ne sono un ottimo esempio. Inoltre, sai che un ottimo modo per invogliare il cliente a comprare il prodotto è quello di parlarne ancor prima di venderlo? Creare aspettativa porta il cliente a comprare perché incuriosito.

Promuovi la tua start up online

Nel momento in cui decidi di usare il web per creare il tuo personal branding, puoi tenere in conto anche piú strategie da utilizzare contemporaneamente. Per prima cosa, creare un sito porta un gran numero di visitatori e dunque avvicina alla tua impresa un numero piú grande di potenziali clienti. Peró, per fare in modo che i risultati siano concreti è necessario lavorare su alcuni punti:

  • Crea una Home page chiara: da questa il visitatore deve capire di cosa tratta il tuo sito
  • Inserisci una Call to Action: dai la possibilitá all'utente di agire contattandoti o cercandoti sulla mappa
  • Ottimizza il sito per i motori di ricerca o SEO
  • Sfrutta le campagne di promozione online o SEM

Fai anche attenzione a quello che introduci nel tuo sito. Cerca di inserire contenuti per i tuoi clienti: le testimonianze del prodotto sono ben gradite, così come i tutorial. Immagini e video comunicano anche piú delle parole. Attenzione peró a non esagerare: tieni conto della visualizzazione del sito anche su mobile. Usa un linguaggio semplice o comunque di facile comprensione: non mostrarti superiore, altrimenti allontanerai il potenziale cliente.

Infine, utilizza i social network! Ormai questi fanno parte della strategia di marketing di molte aziende: il bacino di utenza è praticamente immenso. Qui puoi aggiornare i tuoi clienti, cercare il tuo target, diffondere i tuoi articoli e perchè no, potresti anche catturare l'attenzione di qualcuno che voglia finanziare la tua start up.

Fai conoscere la start-up online

Rawpixel.com || Shutterstock

Analizza la strategia di promozione della start up

Una buona strategia di marketing deve comprendere sempre l'analisi dei risultati ottenuti. Questo è infatti il miglior modo per attuare delle corrette strategie. Dall'analisi potrebbero venir fuori tantissimi dati. Se la strategia utilizzata ha portato risultati positivi, allora analizzando i punti forti potremmo migliorare ulteriormente le nostre campagne di promozione. Al contrario, se i risultati sono stati negativi, avremmo dunque la possibilitá di capire quali siano stati gli errori e di conseguenza modificare la strategia.

Angelica Musco Settembre 14, 2017 Nessun commento

L’idea di impresa

Hai intenzione di creare un'impresa? Ancor prima di iniziare a parlare di mercato e clienti, è necessario che tu abbia nella tua mente una buona e valida idea di impresa o business idea. Senza questa non vi è impresa.

Sedersi e valutare la propria idea è un momento fondamentale che fa parte dei primi passi per creare un'impresa. Ed è senza dubbio anche la parte piú complessa in questo processo. Occorre infatti valutare e analizzare ogni dettaglio ed ogni aspetto della propria idea affinchè questa possa apportare dei risultati concreti.

Il miglior modo per valutare un'idea imprenditoriale è metterla nero su bianco. Ancor prima di passare alla redazione del Business Plan, potresti servirti del Business Model Canvas, efficace strumento per valutare al meglio la tua idea. Questo racchiude gli elementi fondamentali di un'impresa e ti permetterá di capire se la tua idea risulti vincente o meno.

Un'idea di impresa vincente

Nell'elaborazione dell'idea di impresa occorre definire almeno 3 elementi: il prodotto o servizio che si vuole vendere, la clientela a cui è destinato il prodotto/servizio e le risorse necessarie per produrlo/venderlo. Se vi è coerenza tra questi elementi allora il successo dell'idea è assicurato.

Nel definire il prodotto o servizio che si vuol vendere, ci si potrá indirizzare a realizzare nuovi prodotti/servizi o a trasformere prodotti/servizi giá esistenti. In entambi i casi il prodotto o servizio offerto deve avere tutte le caratteristiche necessarie per rispondere alla domanda del mercato. Infatti, un'idea non è fattibile se mira alla produzione e vendita di prodotti che non rispondono alle esigenze del mercato. Dunque è necessario capire e studiare quali sono le esigenze e i bisogni dei potenziali clienti. Da non sottovalutare neanche l'elemento innovativo del proprio prodotto rispetto a quello giá presente sul mercato e offerto dalla concorrenza.



Il prodotto nell'idea di impresa

Rawpixel.com || Shutterstock

È necessario poi individuare ed analizzare il potenziale cliente, destinatario del prodotto. Bisogna infatti assicurarsi che questo esista e che abbia soprattutto interesse a soddisfare le proprie esigenze con il prodotto in questione. Infatti, realizzare un prodotto non richiesto dal mercato equivale a fallire l'obiettivo di impresa. Da questa valutazione potrá giá emergere l'effettiva realizzabilitá dell'idea; altrimenti occorrerá riorientare la rotta.

La fattibilitá dell'idea dipende anche e soprattutto dai mezzi e dalle risorse a disposizione per creare e vendere il prodotto. Con ció si intendono sia le risorse finanziarie, che quelle materiali ed umane. Dunque bisogna prendere in esame il fabbisogno finanziario ed eventualmente le strategie per reperire fondi e finanziamenti (calcola il tuo prestito); il personale disponibile e quello che si necessita in base alle capacitá e alla funzione aziendale; infine, le risorse materiali corrispondono alle attrezzature e macchinari utili alla produzione ed alla vendita del prodotto o servizio.

Valutare un'idea di impresa

Un'idea di impresa non deve essere valutata in base alla sua originalitá o al suo grado di innovazione apportata. L'idea di impresa deve essere realizzabile. Ció vuol dire che l'impresa che il lavoratore autonomo ha in mente, deve essere creata sulla base delle proprie possibilitá e deve rispondere a bisogni concreti del consumatore. Occorre dunque sedersi e valutare attentamente ogni informazione necessaria. Spesso infatti accade che una nuova impresa fallisca proprio per la fretta e la superficialitá con cui è stata avviata.

Un'idea di impresa realistica

mrmohock || Shutterstock

Sono tanti gli elementi da prendere in considerazione e spesso, quello a cui non si presta grande attenzione è proprio il rischio di impresa. Senza questo non esiste impresa: mettersi in proprio comporta infatti anche il rischio che qualcosa vada storto. E poichè è impossibile eliminarlo, è certamente possibile misurare il rischio di impresa. Per fare ció bisogna prendere in esame quegli elementi che influiscono sul successo di un'impresa, ovvero la localizzazione, il mercato, la concorrenza e le risorse disponibili. Se si effettua una prima analisi dell'idea sará possibile prevenire ed eventualmente dare una soluzione ai problemi che sorgono.

Andrea Pagliaccia Marzo 2, 2016 Nessun commento

Durc per i lavoratori autonomi

Prima di avviare una propria attività ci sono molte cosa da conoscere e valutare; una di queste è senz'altro quella del Durc per i lavoratori autonomi. Sai di cosa si tratta? Nell'articolo cercheremo di approfondire i principali aspetti di questo importante documento: fondamentale per iniziare a lavorare con la propria azienda.

Cos'è il durc e cosa contiene

La prima domanda cui rispondere è di certo in merito alla natura del DURC. L'acronimo con il quale è comunemente chiamato sta per Documento Unico di Regolarità Contributiva. Da tempo, il contenuto e le prescrizioni che gravano in relazione al Durc sono fonte di confusione: soprattutto in merito all'obbligatorietà per alcuni lavoratori autonomi particolari.

Il contenuti del documento di regolarità contribuitva sono rimasti nel tempo pressoché invariati: tra quelli previsti attualmente rientrano i seguienti:

  • ragione sociale della ditta individuale o denominazione del lavoratore;
  • indirizzo della sede legale e quella operativa;
  • codice fiscale del titolare;
  • certificazione dell'iscrizione agli istituiti previdenziali ed eventuali casse di settore;
  • attestato della regolarità o della eventuale non regolarità contributiva, con indicazione separata del dovuto;
  • data di rilascio del documento e nominativo del responsabile che lo ha rilasciato.

Obbligo di presentare il durc per i lavoratori autonomi

Inizialmente il DURC veniva richiesto esclusivamente alle ditte esecutrici che avessero alle loro dipendenze dei lavoratori subordinati, mentre agli autonomi spettava mostrare la sola idoneità tecnica nei lavori da affidare.



Come dicevamo in precedenza, la normativa sull'obbligatorietà del documento è cambiate nel corso degli anni. Nel 2006 l'INPS aveva indicato l'esonero per le imprese artigiane senza dipendenti. Poi la normativa è cambiata al fine di garantire maggiore sicurezza, estendendo di fatto la richiesta di presentazione del DURC a tutti i datori di lavoro operanti nel settore edile, anche i lavoratori autonomi.

Una eccezione tuttavia è prevista per il titolare della ditta individuale senza dipendenti: questi,  se in regola con i propri versamenti contributivi, può richiedere una attestazione che certifica l'assenza di personale dipendente, ottenendo di fatto la possibilità di esonerarsi dal Durc.

Rilascio del durc per i lavoratori autonomi

Quali sono i soggetti autorizzati al rilascio DURC? Tale compito spetta all'INPS, all'INAIL e ad altri istituti previdenziali che gestiscono forme di assicurazione obbligatoria previa stipula di apposita convenzione con gli enti predetti. Per i datori di lavoro del settore edile il DURC è altresì rilasciato dalla casse edili costituite da una o più associazioni dei datori o prestatori di lavoro.

Per ottenere il DURC è necessario presentare l'apposita modulistica unificata, così come viene preparata dagli istituti previdenziali, casse edili ed enti bilaterali. Richiesta e rilascio avvengono attraverso strumenti informatici. Il DURC, se tutto in regola con quanto previsto, viene emesso entro 30 giorni dalla richiesta.

Andrea Pagliaccia Marzo 2, 2016 Nessun commento

I lavoratori autonomi e la pensione

Una delle principali note dolenti: i lavoratori autonomi e la pensione. Stiamo parlando di un argomento particolarmente delicato, e non solo dal punto di vista personale del lavoratore, ma anche per quello che si riferisce alle norme di legge applicate; oggetto quest'ultime di continue modifiche nel corso degli anni. Cerchiamo quindi di riassumere le principali date previste nel caso del lavoro autonomo, al fine di agevolare il proprio calcolo specifico.

Requisiti per la pensione del lavoratore autonomo

Per poter andare in pensione, il lavoratore autonomo - al riguardo è importante avere ben chiara la differenza tra lavoratore autonomo e ditta individuale - deve aver maturato degli anni di versamenti; sufficienti quanto stabilito dalle prescrizioni di legge. Nel corso degli anni, gli anni previsti sono aumentati, entrando in vigoro a seconda del periodo di riferimento.



La tabella di seguito spiega il cosiddetto sistema della quote pensionistico per il lavoratore autonomo, composto dalla data di maturazione dei requisiti pensionistici e dalla quota necessaria per poter andare in pensione.

  • Dal 1/1/2008 al 30/6/2009 - 59 anni di età anagrafica più 35 anni di contributi
  • Dal 1/7/2009 al 31/12/2010 - Entra in vigore la quota 96 a partire da 60 anni
  • Dal 1/1/2011 al 31/12/2012 - Entra in vigore la quota 97 a partire da 61 anni
  • Dal 1/1/2013 - Entra in vigore la quota 98 a partirer da 62 anni

Il lavoratore autonomo quando va in pensione

Una volta raggiunti i requisti sopra elencati, potrai finalmente andare in pensione. Tuttavia, per entrare ufficialmente in pensione, dovrai rispettare le finestre di pensionamente, che regolano specifiche decorrenze dei termini.

  • Entro il primo semestre dell'anno (30 giugno) - 1º luglio del seguente anno relativo alla maturazione dei requisiti
  • Entro il secondo semestre (31 dicembre) - primo gennaio del secondo anno successivo al raggiungimento dei requisiti

Quando spetta la pensione al lavoratore autonomo

I lavoratori autonomi che a partire dal primo gennaio 2011 raggiungono i requisiti di legge, otterrano la relativa pensione di anzianità con le seguenti tempistiche:

  • 18 mesi dalla data di maturazione dei requisiti nel caso in cui la liquidazione della pensione spetta ad una delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, che sono rappresentate ad esempio dai coltivatori diretti, coloni e mezzadri, artigiani e commercianti.

La decorrenza della pensione viene stabilita a partire dal primo giorno del seguente mese allo scadere dei mesi di differimento.

Andrea Pagliaccia Marzo 1, 2016 Nessun commento

Lavoratore autonomo e INPS

Tra gli aspetti più importanti da conoscere quando si decide di aprire una propria attività, c'è la normativa che regola il lavoratore autonomo e l'INPS. In questo articolo vedremo di chiarire alcuni punti fondamentali della normativa, come ad esempio le modalità di versamento , il calcolo della base imponibile e le aliquote.

Lavoratore autonomo e gestione separata dell'INPS

Il lavoratore autonomo che nel momento dell'inizio attività si iscrive alla gestione separata INPS - ovvero tutti coloro che non siano Professionisti o titolari di reddito da lavoro autonomo soggetti ad una differente forma previdenziale - è obbligato ala versamento del totale dei contributi previdenziali, cosi come al pagamento del relativo acconto.



I termini entro i quali procedere al pagamento dei contributi viene eseguito secondo le seguenti date:

  • 16/06 termine ordinario per il versamento del saldo dell’anno di imposta precedente e per il versamento del primo acconto dell’anno corrente;
  • 16/07 termine per il versamento del saldo e primo acconto con la maggiorazione dello 0,40%;
  • 30/11 termine per il versamento del secondo acconto relativo all’anno in corso.

Alla luce di quanto specificato sopra, bisogna precisare come sono obbligati al versamento alla gestione separata anche quei professionisti che, pur essendosi iscritti ai relativi albi, non sono tenuti al versamento del contributo soggettivo presso la cassa d'appartenenza.

Base imponibile INPS del lavoratore individuale

Come vengono calcolati i contributi della gestione separata INPS da parte dei titolari di redditi di lavoro autonomo? Il valore di riferimento è quello del reddito IRPEF, realizzato come differenza tra i compensi realizzati e costi sostenuti, compreso quello prodotto in regime dei minimi o mediante forma associata.

Di seguito elenchiamo i riquadri da considerare nel modello Unico per il calcolo della base imponibile INPS:

  • Quadro RE, rigo RE25;
  • Quadro LM, rigo LM06, ridotto delle perdite pregresse (rigo LM09) per i contribuenti;
  • Quadro RH, rigo RH15 o RH16, ovvero se la società genera reddito da lavoro autonomo, rigo RH18.

Ovviamente, in questo conteggio non rientrano i redditi da lavoro che sono già stati tassati mediante gestioni previdenziali alternative o che sono redditi assoggettiati a contribuzione dal committente.

Le aliquote contributive INPS per il lavoro autonomo

Determinata la base imponibile, è possible conoscere il totale dei contributi dovuti applicando la corretta aliquota di riferimento. Di seguito le diverse aliquote previste:

  • Aliquota del 22%: per i professionisti coperti con una gestione previdenziale obbligatoria o titolari di pensione;
  • Aliquota del 27,72%: per i professionisti privi di una tutela previdenziale obbligatoria;
  • Aliquota del 28,72%: per tutti i soggetti iscritti alla gestione separata che non siano professionisti.

Dal contributo dovuto, secondo questi calcoli, devono essere detratti gli acconti versati nel corso dell’anno di imposta.

Andrea Pagliaccia Febbraio 10, 2016 Nessun commento

Mettersi in proprio

Anche se i tempi sono quelli che sono, con una buona idea e tanta volontà, è sempre possibile mettersi in proprio. Certo, questo non vuol dire che non dovrai superare  delle difficoltà; a partire proprio dal momento della nascita della vostra attività.

Tra le prime scelte che compiere c'è quella che riguarda la tipologia del lavoro autonomo che vorrai intraprendere: con ciò non ci riferiamo al ramo d'attività, ma alla scelta della partita Iva o della collaborazione occasionale senza partita Iva. Vediamo per punti le possibilità a tua disposizione.

Lavoratore autonomo con partita Iva

Per prima cosa, parlando del lavoratore autonomo con partita Iva, è necessario ricordare che con quest'ultimo non ci stiamo riferendo all'imprenditore individiuale. Al contrario si tratta di due figure distinte, per le quali sono previste sostanziali differenze nella gestione delle posizioni providenziali e fiscali.



Una volta che abbia preso la decisione di aprire la partita Iva - a tal fine ti sarà necessario sapere quanto costa mantenere una partita Iva - la scelta di farlo come lavoratori autonomi o ditta individuale dipenderà dal tipo di attività svolta; indipendentemente che ti avvalga o meno di personale dipendente.

In generale possiamo dire che il ricorso alla partita Iva è obbligatorio quanto nell'attività svolta sono presenti i seguenti 4 requisiti essenziali:

  • abitualità
  • professionalità
  • continuità
  • coordinazione

Lavoro occasionale senza partita iva

Lavoratore autonomo occasionale senza partita Iva

Quello della prestazione occasionale è un mondo abbastanza complesso, anche se oggi giorno - a causa del cambiamento profondo sperimentato dal mondo del lavoro - molto diffuso tra coloro che decidono di mettersi in proprio. L'art. 2222 del codice civile stabilisce che il lavoratore autonomo occasionale è colui che si impegna a compiere un'opera o un servizio, dietro corrispettivo, senza per questo essere subordinato al datore di lavoro, ne tanto meno potendo essere coordinato da quest'ultimo.

Tali servizi compiuti dal lavoratore autonomo senza partita Iva possono essere compiuti, purche si rispettino determinate condizioni:

  • durata massima dell'attività verso lo stesso committente: 30 giorni nell'arco di un anno;
  • nel caso il compenso annuo lordo percepito dal lavoratore autonomo occasionale non supera i 4.800€, non bisogna presentare una dichiarazione dei redditi e il pagamento dell'Irpef avverrà mediante ritenuta d'acconto nel momento del pagamento;
  • qualora il compenso annuo lordo supera i 5.000€, sarà necessario iscriversi alla gestione seperata Inps - con il relativo versamento dei contribuiti previsti - oltre a dover presentare la dichiarazioni dei redditi.

Aprire una ditta individuale

Ultima opzione, alla luce anche di quanto detto in precedenza è quella di aprire una ditta individuale, il che implica necessariamente l'apertura della partita Iva e - successivamente, ma entro un periodo massimo di 30 giorni - l'iscrizione al registro delle imprese. Entrambe le operazioni sono imprescendibili per poter avviare l'attività.

Andrea Pagliaccia Febbraio 10, 2016 Nessun commento

Ricevuta di prestazione occasionale

Molto spesso - quanto si parla di lavoro occasionale - non si considera che è necessario rilascare una specifica ricevuta di prestazione occasionale. Nell'articolo approfondiremo le prescrizioni da rispettare per emettere questo documento, così come aspetti più generali legati al suo contenuto.

Chi emette la ricevuta di prestazione occasionale?

La legge stabilisce chiaramente che  l'incaricato dell'emissione della ricevuta di prestazione occasionale è il professionista che offre il proprio servizio presso il committente - ovvero il lavoratore autonomo occasionale. Tuttavia, è divenuta una pratica ormai diffusa nell'ambiente professionale quella per cui il datore di lavoro si incarica di scrivere la ricevuta.

Il motivo fondamentale si deve al fatto che molto spesso, il lavoratore autonomo non ha le conoscenze necessarie per procedere alla compilazione della fattura, per cui il committente procede a fornire un modello di ricevuta che poi il professionista dovrà firmare per l'accettazione.



Prestazione occasionale fattura

Cosa scrivere nella ricevuta di prestazione occasionale

Vediamo dunque gli elementi fondamentali da scrivere nella fattura di prestazione occasionale, rilasciata nel momento del pagamento:

  • dati personali del committente (ovvero la persona a favore di cui sarà svolta la prestazione);
  • dati personali del lavoratore autonomo occasionale;
  • dati di riferimento della ricevuta ai fini della sua identificazione (numero e data);
  • totale lordo del compenso riconosciuto dal committente;
  • ritenuta d’acconto (20% sul totale lordo)
  • compenso netto da ricevere

Nel caso in cui la ricevuta abbia un valore superiore a 77,47 €, la legge stabilisce come sia necessario applicare una marca da bollo da 1,81 €, che è consuetidine venga pagata dal committente.

Prestazione occasionale senza ritenuta d'acconto

Il funzionamento della figura del lavoratore autonomo occasionale, ruota attorno alla ritenuta d'acconto, ovvero quel metodo di pagamento delle imposte in assenza della dichiarazione dei reddti. Tuttavia, la ritenuta d'acconto può essere applicata solo se il soggetto è considerato sostituto d'imposta, come previsto dall'art. 23 del DPR 600/73.

In base a quanto stabilito da questo articolo i sostituti d'imposta sono:

  1. le società di capitali;
  2. le associazioni senza personalità giuridica;
  3. gli enti pubblici e privati diversi dalle società;
  4. le persone fisiche con partita Iva;
  5. il curatore fallimentare e il liquidatore.
Andrea Pagliaccia Febbraio 10, 2016 Nessun commento

Lavoratore autonomo o ditta individuale

Quando parliamo di un lavoratore non dipendente, quante volte usiamo la corretta terminologia, chiamandolo secondo il nome della propria categoria? Ad esempio: lavoratore autonomo o ditta individuale. Quale delle due espressioni utilizzeresti per un idraulico che lavora autonomamente senza l'aiuto di dipendenti? Bene, procediamo con ordine per cercare di fare un po' di chiarezza sull'argomento.

Lavoratore autonomo e registro delle imprese: è necessario iscriversi?

Anche se all'apparenza può sembrare irrilevante la scelta di un termine piuttosto che l'altro, si tratta in realta di due figure giuridicamente distinte, con importanti ripercussioni in materia fiscale e previdenziale: benvenuti nel meraviglioso mondo del lavoro autonomo. Dunque vediamo per prima cosa, la differenza principale tra lavoratore autonomo e ditta individuale nel momento iniziale dell'avvio dell'attività.

Tutto risiede nell'obbligo per le ditte individuali di iscriversi al registro delle imprese per poter svolgere la loro attività lavorativa, mentre tale obbligo non è previsto per il lavoratore autonomo, che può quindi esercitare la propria professione semplicemente una volta che abbia provveduto all'apertura della partita Iva. Chiarito questo punto, resta da vedere quale figure sono considerati lavoratori autonomi e quali invece imprenditori individuali.



piccolo imprenditore è lavoratore autonomo

Il lavoratore autonomo è colui che

Chi è lavoratore autonomo e chi ditta individuale? L'avvocato è un lavoratore autonomo? E il commerciante ambulante? A dispetto di miti e false credenze, per determinare se una lavoratore è autonomo o deve essere considerato ditta individuale bisogna considerare esclusivamente il tipo di attività svolta; il fatto che poi abbiamo o meno dipendenti non ha nessuna rilevanza.

Per offrire il massimo della chiarezza al riguardo, niente di meglio che un elenco. Iniziamo con i lavori che prevedono l'obbligo di iscrizione al registro dell imprese:

  • Gli artigiani:
  • I commercianti:

I lavoratori autonomi invece sono coloro che:

  • Svolgono lavoro occasionale
  • Esercitano arti o professioni (tra cui ci sono quelle prottette, nel caso degli avvocati appunto, ma anche libere, vedi un web master)

Lavoratore autonomo e inps: cosa cambia per la previdenza

Come dicevamo, rientrare nella fattispecie della ditta individuale, piuttosto che del lavoratore autonomo, ha delle ripercussioni non da poco; al di là dell'iscrizione di cui sopra. In primis, in materia previdenziale. È noto come gli artigiani e i commercianti sono obbligati all'iscrizione Inps. Ma cosa è previsto per il lavoratore autonomo e Inps? In linea di massima, la gestione della previdenza è meno complicata, anche se bisognerà vedere la tipologia di lavoratore autonomo.

Lavoratore autonomo e dichiarazione dei redditi: come pagare l'Irpef

Entrambe le figure - lavoratore autonomo e imprenditore individuale - sono tenuti al pagamento dell'Irpef; anche in questo caso pero, ci saranno due diverse procedure da rispettare. In particolare, a differenza delle ditte - il cui principio è quello della competenza contabile, per i lavoratori autonomi si applica il principio di cassa, ovvero si pagherà l'Irpef solo su quello che è stato incassato effettivamente, indipendentemente dal fatto che sia un ricavo dell'anno X.

Andrea Pagliaccia Febbraio 10, 2016 Nessun commento

Prestazione occasionale

La prestazione occasionale è ormai divenuta una formula estremamente diffusa nel contesto lavorativo attuale, sempre più dinamico e liquido nei suoi rapporti. È sempre più comune infatti imbattersi in lavoratori autonomi occasionali, che si trovano a lavorare in un contesto aziendale in forma temporanea e totalmente autonoma rispetto all'organizzazione.

Il lavoratore autonomo occasionale

I motivi che possono portare a ricorrere a questa particolare forma di lavoro autonomo, si devono essenzialmente alla sua economicità e facilità burocratica-contrattuale. Nello specifico, dato che si può ricorrere a prestazioni occasionali senza partita Iva ne tanto meno dover redigere alcun tipo di contratto, s'intuisce il grand risparmio di soldi che tutto questo comporta, così come la sua rapidità.

Questa formula lavorativa si addice particolarmente a coloro che hanno l'intenzione di mettersi in proprio, ma che non hanno ancora intenzione di aprire la partita Iva a causa dei troppi costi per la sua gestione annuale.

Prestazione occasionale: chi può farla

Per poter ricorrere ricorrere al lavoro autonomo occasionale è necessario tuttavia rispettare alcuni requisiti fissati dall'art. 2222 del cod. civ., che devono potersi riscontrare nella collaborazione:

  1. attività non abituale;
  2. non professionale;
  3. non deve svolgersi con continuità;
  4. assenza di coordinazione.

Per far si che questi criteri siano rispettati, e poter godere dello speciale regime fiscale-contributivo delle prestazioni occasionali, la legge prevede altri due importanti requisti essenziali:

    • la collaborazione con uno stesso committente non può prolungarsi oltre trenta giorni in anno solare;
    • i compensi percepiti nell'arco dello stesso anno solare non possono essere superiore a 5.000 euro netti.

lavoro autonomo occasionale senza partita iva

Contributi Inps della prestazione occasionale

Qual è la posizione previdenziale di un lavoratore autonomo occasionale? Bisogna dire che - per lo meno in questa circostanza - la legge è abbastanza chiara in merito al pagamento dei contributi Inps della prestazione occasionale.



Le persone che si attengono ai limiti di legge sopra elencati sono esentati dal pagamento contributivo Inps, proprio per lo status speciali che non permette di equipararli a un lavoratore dipendente (mancando la subordinazione e la coordinazione) né a un lavoratore autonomo (non raggiungendo i 5.000 euro annui)

Di conseguenza - al contrario per esempio delle partite Iva ditta individuale -  non bisognerà versare nessun parte dei proventi all'ente previdenziale; allo stesso tempo tuttavia, non si potrà vantare alcun diritto verso l'istituto, come ad esempio l'assegno di previdenza.

Ricevuta della prestazione occasionali

I lavoratori autonomi occasionali sono obbligati a rilasciare la ricevuta per prestazione occasionale. Questo dovrà avvenire solo nel momento in cui riceveranno effettivamente il pagamento del compenso. La ricevuta dovrà essere compilata rispettando alcune prescrizioni stabilite dalla legge quali indicare i riferimenti del committente, seguire una numerazione progressiva della ricevuta, evidenziare il compenso lordo e quello netto.

Andrea Pagliaccia Febbraio 10, 2016 Nessun commento

Contributi Inps della prestazione occasionale

Nell'articolo approfondiamo il tema dei contributi Inps della prestazione occasionale: come viene regolamentato dalla legge questa importante questione, le differenze rispetto alla ditta individuale e altre importanti informazioni da tenere in considerazione per inquadrare correttamente l'argomento.

Prestazione occasionale: pagamento Inps

Andiamo subito al punto: avete presente i limiti stabiliti per la prestazione occasionale? Bene, nel caso una persona si attiene a tali indicazioni fissati per legge è esentato dal pagamento dei contributi Inps. La ragione principale di questa configurazione previdenziale è data dalla natura del lavoratore occasionale: non assimilabile al lavoratore dipendente (assenza di subordinazione e busta paga a fine mese) né tanto meno al lavoratore autonomo (non raggiungendo il limite di 5.000 annui)

Di conseguenza, il lavoratore occasionale non dovrà effettuare alcun versamento dei confronti dell'ente previdenziale; come conseguenza tuttavia, non avrà diritto all'assegno di previdenza. Cosa succede pero nel caso in cui si superi il limite del compenso annuo? Che ripercussioni ci sono in termini previdenziali?



Limite 5000 prestazione occasionale

La prestazione occasionale e il limite di 5000 euro

Superando i 5.000 annui il lavoratore occasionale non può più fare affidamento alla sua condizione privilegiata nei confronti dell'Inps e sarà costretto a iscriversi alla Gestione Separata Inps, procedendo a versare quanto dovuto. Nel momento in cui si supera la soglia limite, il lavoratore deve comunicarlo al committente e dare seguito all'iscrizione.

Secondo quanto stabilito dalla legge, coloro che superino il limite di 5.000 €, non sarebbero obbligati al versamento dei contribuiti per l'intero importo guadagnato, ma solo per la parte che eccede la soglia. Ad esempio, nel caso si fossero guadagnati 8.000 € con diverse prestazioni occasionali, la quota contributiva dovrebbe essere calcolata solo sui 3.000 eccedenti.

Ricevuta di prestazione occasionale

In molti non la considerano necessaria, ma è importante sapere che per quelli che svolgano un lavoro saltuario è obbligatorio rilasciare la ricevuta di prestazione occasionale, indipendentemente dalle caratteristiche del committente.

Inoltre, qualora il servizio venga offerto a un soggetto considerato dalla legge come sostituto d'imposta (ad esempio un libero professionista o una ditta individuale), il compenso patteggiato con il lavoratore occasionale sarà soggetto alla ritenuta d'acconto.