Andrea Pagliaccia Marzo 2, 2016 Nessun commento

Durc per i lavoratori autonomi

Prima di avviare una propria attività ci sono molte cosa da conoscere e valutare; una di queste è senz'altro quella del Durc per i lavoratori autonomi. Sai di cosa si tratta? Nell'articolo cercheremo di approfondire i principali aspetti di questo importante documento: fondamentale per iniziare a lavorare con la propria azienda.

Cos'è il durc e cosa contiene

La prima domanda cui rispondere è di certo in merito alla natura del DURC. L'acronimo con il quale è comunemente chiamato sta per Documento Unico di Regolarità Contributiva. Da tempo, il contenuto e le prescrizioni che gravano in relazione al Durc sono fonte di confusione: soprattutto in merito all'obbligatorietà per alcuni lavoratori autonomi particolari.

Il contenuti del documento di regolarità contribuitva sono rimasti nel tempo pressoché invariati: tra quelli previsti attualmente rientrano i seguienti:

  • ragione sociale della ditta individuale o denominazione del lavoratore;
  • indirizzo della sede legale e quella operativa;
  • codice fiscale del titolare;
  • certificazione dell'iscrizione agli istituiti previdenziali ed eventuali casse di settore;
  • attestato della regolarità o della eventuale non regolarità contributiva, con indicazione separata del dovuto;
  • data di rilascio del documento e nominativo del responsabile che lo ha rilasciato.

Obbligo di presentare il durc per i lavoratori autonomi

Inizialmente il DURC veniva richiesto esclusivamente alle ditte esecutrici che avessero alle loro dipendenze dei lavoratori subordinati, mentre agli autonomi spettava mostrare la sola idoneità tecnica nei lavori da affidare.



Come dicevamo in precedenza, la normativa sull'obbligatorietà del documento è cambiate nel corso degli anni. Nel 2006 l'INPS aveva indicato l'esonero per le imprese artigiane senza dipendenti. Poi la normativa è cambiata al fine di garantire maggiore sicurezza, estendendo di fatto la richiesta di presentazione del DURC a tutti i datori di lavoro operanti nel settore edile, anche i lavoratori autonomi.

Una eccezione tuttavia è prevista per il titolare della ditta individuale senza dipendenti: questi,  se in regola con i propri versamenti contributivi, può richiedere una attestazione che certifica l'assenza di personale dipendente, ottenendo di fatto la possibilità di esonerarsi dal Durc.

Rilascio del durc per i lavoratori autonomi

Quali sono i soggetti autorizzati al rilascio DURC? Tale compito spetta all'INPS, all'INAIL e ad altri istituti previdenziali che gestiscono forme di assicurazione obbligatoria previa stipula di apposita convenzione con gli enti predetti. Per i datori di lavoro del settore edile il DURC è altresì rilasciato dalla casse edili costituite da una o più associazioni dei datori o prestatori di lavoro.

Per ottenere il DURC è necessario presentare l'apposita modulistica unificata, così come viene preparata dagli istituti previdenziali, casse edili ed enti bilaterali. Richiesta e rilascio avvengono attraverso strumenti informatici. Il DURC, se tutto in regola con quanto previsto, viene emesso entro 30 giorni dalla richiesta.

Andrea Pagliaccia Marzo 2, 2016 Nessun commento

Ditta individuale e dipendenti

L'impresa individuale è noto come rappresenta la forma giuridica più semplice tra quelle previste dall'ordinamento italiano. Per questo è abbastanza normale che ci si interroghi del rapporto che intercorre tra ditta individuale e dipendenti. In questo articolo vediamo cosa prevede la legge in merito all'assunzione di dipendenti.

Aprire una ditta individuale

Iniziare a lavorare con la propria impresa non è qualcosa di impossibile. Una volta che abbiamo deciso di abbandonare il lavoro subordinato e mettersi in proprio, bisognerà trovare una modalità che, soprattutto all'inizio, ci permetta di lavorare con flessibilità senza dover sopportare grandi costi di gestione.

In questi casi è decisamente conveniente aprire una ditta individuale poichè questa forma giuridica ti permette di conseguire un enorme risparmio: sia in termini prettamente economici che in merito alla tempistica e alle procedure burocratiche necessarie prima di iniziare ad operare.

Ditta individuale: assumere dipendenti

Come dicevamo in apertura, la ditta individuale è la struttura aziendale più semplice e meno onerosa. In questa tipologia d'azienda, l'imprenditore è l'unico responsabile della sua gestione dell'impresa. La conseguenza principale di questo potere assoluto si riflette nell'estensione del rischio di impresa a tutto il patrimonio privato dello stesso; la cosi detta responsabilità illimitata.



Il fatto che si tratti di un'azienda elementare però, non significa che non possa avvalersi di dipendenti e/o collaboratori esterni per la gestione e lo svolgimento dell'attività d'impresa. Per questo, la legge non prevede alcun divieto ne tanto meno limitazioni in merito alla possibilità di assumere personale subordinato.

Tuttavia, se legalmente una ditta individuale può contrattare dei dipendenti, è ad ogni modo necessario rispettare alcune precise prescrizioni. Dal punto di vista fiscale e previdenziale infatti occorre adempiere le seguenti indicazioni:

Ditta individuale con dipendenti familiari

Nel caso l'impresa individuale inizi a collaborare con i familiari dell'imprenditore, questa diverra una impresa familiare. Per la collaborazione dei familiari, a quest'ultimi vengono riconosciuti alcuni diritti patrimoniali e amministrativi. Non saranno infatti considerati come semplici lavoratori dipendenti, poichè si viene attribuita importanza al legame di parentela.

Con il lavoro apportato si da riconoscimento di una quota di partecipazione agli utili dell'impresa e la possibilità per i collaboratori prendere parte alle decisioni in merito alla gestione straordinaria dell'impresa stessa. Nonostante questo, dal punto di vista fiscale e previdenziale l'impresa familiare viene considerata comunque come un'impresa individuale.

Andrea Pagliaccia Marzo 2, 2016 Nessun commento

Apertura della partita Iva per la ditta individuale

Tra i passaggi obbligatori per lavorare come impresa individuale è necessaria l'apertura della partita IVA per la ditta individuale; si tratta appunto di uno degli aspetti più complessi per aprire una ditta individuale, poichè implica una serie di operazioni e di procedure che il futuro imprenditore deve compiere per iniziare a lavorare autonomamente.

Cosa fare per aprire la partia Iva

L'apertura della Partita IVA avviene sostanzialmente con una comunicazione all'Agenzia delle Entrate dell'avvenuto inizio della propria attività; da farsi entro 30 giorni dal primo giorno di attività. L'informazione deve essere trasmessa attraverso un apposito strumento, il modello AA9/7 (oppure modello AA7/7 nel caso di società), scaricabile facilmente dal sito dell'Agenzia.



La presentazione dei modelli può essere presentata attraverso i seguenti modi:

  • presso l’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate con apposito documento di riconoscimento;
  • invio con raccomandata A/R, allegando la fotocopia del documento di riconoscimento;
  • invio per via telematica, mediante il software apposito scaricabile dal sito dell'Agenzia delle Entrate.

Nel momento in cui si decide di aprire la partita IVA è necessario selezionare il proprio Codice ATECO, ovvero il numero con cui è possibile identificare la tipologia di attività svolta.

Costi della partita Iva per la ditta individuale

L'apertura della partita Iva, nel caso non ci si rivolga ad un professionista, non presenta di per se alcun costo: ovvero non c'è una tassa o un onere fiscale particolare da sostenere. I costi veri e propri relativi alla partita Iva nascono invece dal suo mantenimento nel corso degli anni

Procediamo ad ogni modo in ordine cronologico, prevedendo l'apertura di una ditta individuale avvalendosi dell'aiuto di un commercialista. La situazione si riferisce al Regime di Contabilità Ordinaria:

  • Onorario del commercialista: dai 60 ai 150 € per una semplice apertura, e circa 1000€ all'anno per una gestione ordinaria della contabilità;
  • Diritto camerale: corrisponde al costo dell'iscrizione alla camera di commercio della ditta individuale, che può oscillare dagli 80 ai 100€ annui;
  • Contributi previdenziali: vengono sostenuti dagli artigiani e dai commercianti e corrispondono a circa 3300€ annui da pagare in rate trimestrali;
  • Inail: un centinaio di euro all'anno, da sostenere solo per quelle attività che risultino pericolose;
  • Imposte: la famosa Irpef e la sorella Irap, da pagare in maniera progressiva a seconda dell'entità del reddito d'esercizio maturato.

Alcune di queste prescrizioni, obbligatorie per la ditta individuale - come ad esempio l'iscrizione al registro delle imprese - non sono al contrario necessarie nel caso del lavoratore autonomo.

Regime dei minimi per la partita Iva della ditta individuale

Le voci sopra elencate si riferiscono a costi che l'impresa sosterrà nel caso operi in Regime di Contabilità Ordinaria. Tuttavia, per le piccole imprese, è possibile optare per il cosiddetto Regime dei Minimi; ottenendo alcune agevolazioni fiscali e contributive.

  • Regime dei minimi: implica la tassazione agevolata del 5%, mentre i contributi INPS graveranno per il 27% sul reddito di impresa.

 

Andrea Pagliaccia Febbraio 29, 2016 Nessun commento

Finanziamento della ditta individuale

Nel momento in cui abbiamo deciso di metterci in proprio, in molti casi sarà necessario informarsi come supportare economicamente l'attività. Per questo è importante conoscere quali sono le modalità più comuni di finanziamento della ditta individuale. In questo articolo cercheremo di approfondire il principale metodo per reperire disponibilità finanziaria, ovvero quello del microcredito.

Cos'è il microcredito per la ditta individuale

Il microcredito costituisce uno strumento di sviluppo economico per le piccole realta imprenditoriali, concesso tramite intermediari finanziari supervisionati dalla autorità Ue. Come detto i soggetti che possono disporre di questo credito sono a le piccole imprese; queste, pur senza possedere fondi o garanzie da presentare agli istituti bancari, riescono con il microcredito ad ottenere il denaro a loro necessario.

Al di là di stimolare l'occupazione, questa pratica permette di dare avvio e far crescere numerose idee imprenditoriali, organizzate poi nella forma della ditta individuale, ma anche come società di persone, società a responsabilità limitata semplificata e società cooperativa.

Cosa finanziare con il microcredito?

Una volta che sappiamo come aprire una ditta individuale, dobbiamo iniziare a interessarci al finanziamento della stessa. Riguardo al microcredito, bisogna sapere che non tutte le attività sono finanziabili attraverso questo strumento. Infatti, la disciplina che regola questa pratica finanziaria, determina puntualmente le attività che possono oggetto di finanziamento:



  • l’acquisto di beni come le materie prime necessarie alla produzione di merce da rivendere, ma anche la retribuzione di soci lavoratori e/o nuovi dipendenti;

  • l’acquisto di servizi strumentali all’attività come ad esempio, il pagamento dei costi per le polizze assicurative o i canoni delle operazioni di leasing;

  • l’acquisto di corsi formativi utili per semplificare l’inserimento nel mondo del lavoro dei soggetti fisici beneficiari del prestito.

Come fare per ottenere il microcredito?

Perchè potrebbe essere importante ricevere un credito? Il motivo principale è che, nonostante si tratti una formula imprenditoriale elementare, i costi della ditta individuale possono essere comunque sostanziosi. Dobbiamo capire quindi cosa fare deve fare la ditta individuale per ottenere il microcredito? Per ricevere il finanziamento, il piccolo imprenditore deve rivolgersi a due differenti figure professionali, che sono:

1. Il consulente del lavoro

Supporta il proprio cliente nell’intero processo di finanziamento e fornisce assistenza sia nello studio di fattibilità del progetto di avvio-sviluppo dell’attività, sia nella successiva presentazione dell’istanza nel sito del MISE per l’accesso alle garanzie del fondo. Oltre a questo, si occupa anche di avviare tutte le pratiche amministrative seguendo l’erogazione del prestito e la corretta realizzazione del piano imprenditoriale.

2. L'ente bancario o un intermediario finanziario

Dopo 5 giorni lavorativi dalla prenotazione della garanzia riceve il progetto e nei successivi 60 giorni istruisce la pratica, analizza il materiale e conclude la procedura.

Andrea Pagliaccia Febbraio 29, 2016 Nessun commento

Costi della ditta individuale

Conoscere i costi della ditta individuale è fondamentale per decidere la fattibilità e la convenienza dell'investimento. Per sapere le nostre possibilità di metterci in proprio è necessario quindi sapere in anticipo i costi che dovremo sostenere nel corso degli anni, e valutare in questo modo eventuali formule alternative per realizzare l'idea imprenditoriale. A seguire passeremo in rassegna le principali voci di costo per una ditta individuale; la forma giuridica più semplice per un impresa.

Come aprire una ditta individuale

Vediamo prima brevemente come bisogna fare per aprire una ditta individuale, dato che è proprio da qui che deriveranno i costi dell'attività. Per riassumere possiamo dire che l'impresa individuale si apre mediante l'apposita Comunicazione Unica nei confronti degli enti coinvolti: che sono Agenzia delle Entrate, Camera di Commercio, INPS, INAIL e infine il Comune di riferimento.

Qui sorgono i primi costi poichè per portare a termine questa operazione, è necessario avvalersi della collaborazione di un professionista o di uno sportello dedicato. Il costo è variabile a seconda della pratica compresi diritti di segreteria e imposte di iscrizione alla Camera di Commercio.

Aprire una ditta individuale quanto costa?

I costi da sostenere non si presenteranno tutti con le stesse tempistiche, ma - al contrario - saranno sostenuti in periodi diversi. Al momento della pratica o entro i 30 giorni successivi all’iscrizione alla Camera di Commercio si deve versare il diritto annuo della Camera di Commercio. Questo costo dovrà essere sostenuto tutti gli anni, durante il periodo di attività della ditta individuale.

La partita iva in sé non ha costi fissi. Al momento della richiesta della richiesta all'apposito ufficio delle Agenzie delle Entrate; in questa fase bisogna eventualmente evidenziare la scelta fatta per il relativo regime contabile e fiscale agevolato: ovviamente nei casi in cui sia possibile optare per questa soluzione.

Costi INPS e INAIL per la ditta individuale

L’INPS richiede il pagamento dei contributi previdenziali a partire dall'inizio dell'attività, per tutti gli anni successivi dell’impresa e stabilisce un minimale - fissato annualmente - in base ad un reddito minimo. Pertanto richiede i contributi anche se il reddito risultasse inferiore a tali limiti minimi.



Il pagamento non si fa al momento dell’iscrizione ma a scadenze prestabilite, ovvero in 4 rate trimestrali, tramite il noto modello F24. Per le parti di reddito che superano la soglia minimale, il soggetto sarà chiamato a versare un contributo integrativo calcolato applicando una percentuale alla parte di reddito eccedente.

Nel caso la ditta individuale conti con la presenza di collaboratori e dipendenti, è obbigatoria l'iscrizione INAIL e il conseguente pagamento del premio assicurativo per gli infortuni sul lavoro dell’INAIL; questo per tutte le tipologie di imprese. Come per l’INPS, il pagamento del premio non si fa subito al momento dell’iscrizione ma l’INAIL manda una comunicazione con i termini di pagamento, da effettuarsi tramite modello F24. L’ammontare varia a seconda della tipologia di attività esercitata.

 

Andrea Pagliaccia Febbraio 29, 2016 Nessun commento

Aprire una ditta individuale



Cosa fare per aprire una ditta individuale è una delle domande che si sento più spesso quando si parla di mettersi in proprio e avviare un'attività economica. Perchè? Il motivo si potrebbe rintracciare nel fatto che, fondamentalmente, la ditta individuale è la forma giuridica più semplice che il nostro ordinamento mette a disposizione dell'imprenditore. Passiamo in rassegna le diverse operazioni necessarie per iniziare a lavorare per proprio conto.

Cosa fare per aprire una ditta individuale

Come detto, la ditta individuale rappresenta il modo più immediato per poter mettersi in proprio. Tuttavia, nonostante si tratti di una forma basica ed elementare, la legge prevede alcuni passaggi necessari prima di poter operare in nome e per conto della ditta individuale. Di seguito elenchiamo i principali passaggi da compiere:

  • Aprire la partita IVA entro 30gg dall'inizio attività
  • Richiedere la smart-card personale alla camera di commercio e/o altro ente incaricato e l'attiviazione della Pec.
  • Iscrizione presso registro delle imprese e presso albi, registri o elenchi richiesti per l'esercizio dell'attività
  • Iscrizione all'INPS
  • Eventuale iscrizione press l'INAIL

Come è possibile vedere, le formalità da compiere sono relativamente poche. Nei casi più semplici il tutto si limita all'apertura della partita IVA ed alla conseguente iscrizione presso il registro delle imprese. Tuttavia per poter portare a termine queste operazioni sarà necessario rivolgersi a un dottore commercialista poichè par dare avvio al tutto sarà necessario ricorrere ad'invio telematico della pratica; da fare proprio tramite un professionista.

Costi per l'apertura della ditta

Tra i principali benefici che si riscontrano ricorrendo a questa formula impresariale, i più evidenti sono quelli economici; rispetto ad altre società - di persona quanto di capitali - gli oneri da sostenere sono molto più consistenti. I costi delle ditta individuale per la sua costituzione, si limitano essenzialmente alle seguenti voci:

  • Supporto telematico Camera di Commercio Euro 18,00
  • Marca da bollo supporto Telematico Camera di Commercio Euro 17,50

Il tutto viene maggiorato di 9€ nel caso si tratti di ditte che operano in specifici settori come:

  • Imprese installatrici di impianti
  • Imprese di autoriparazione
  • Imprese di pulizia
  • Imprese di facchinaggio

Entro i 3o giorni successivi all’iscrizione alla camera di commercio è obbligatorio versare il Diritto Annuale relativo al primo anno, che ammonta per le ditte individuali sugli 80€.

Andrea Pagliaccia Febbraio 29, 2016 Nessun commento

Ragione sociale della ditta individuale

Se ti chiedessi quante volte hai sentito parlare di ragione sociale della ditta individuale sono sicuro che sfodereresti un'espressione eloquente invece di ricorrere a un generico termine numerico (di certo molto alto). Questo perchè in effetti la ragione sociale è un argomento molto diffuso, non solo quanto si parla di ditta individuale ma - in generale - delle società.

Definizione di ditta individuale

Vediamo prima di tutto di spiegare meglio in linea generale cos'è una ditta individuale. È noto come l'ordinamento italiano, prevede varie entità attraverso cui è possibile esercitare un'attività economica. La ditta individuale rappresenta la forma giuridica più semplice con cui realizzare il proprio progetto imprenditoriale.

Come ogni cosa, questo presenta dei vantaggi e degli svantaggi. Tra i primi potremo far rientrare indubbiamente la possibilità di costituire una ditta individuale, senza dover apportare un capitale minimo; sarà necessario infatti munirsi di una partita Iva e della relativa iscrizione al registro delle imprese. Il principale contro però è quello che l'imprenditore, così costituito, metterà in gioco l'intero suo capitale, poichè in caso di fallimento risponderà con i suoi beni.



come registrare la ditta individuale

Registrazione ditta individuale

Sia i privati che i liberi professionisti, per avere una ragione sociale, devono necessariamente aprire una ditta individuale, poichè con ragione sociale s'intende il nome con cui iscriviamo presso il registro delle imprese la nostra ditta.

Generalmente la ragione sociale della ditta individuale è rappresentata dal nome e dal cognome, che possono tuttavia anche essere preceduti da un altro nome: il congiunto formerà il nome della ditta. Ovviamente, il problema della ragione sociale sorge esclusivamente per quell'individuo che abbia deciso di mettersi in proprio, date che la ragione sociale deve essere scelta esclusivamente nel momento dell'iscrizione al registro imprese.

Riguardo il caso del professionista, quest'ultimo in linea di massima dovrà utilizzare per operare come ditta individuale il proprio nome e cognome, poichè nel tempo il valore della sua attività è strettamente correlato a quello della sua persona. Questo non gli vieta ad ogni modo di poter utilizzare un nome di fantasia.

Andrea Pagliaccia Febbraio 29, 2016 Nessun commento

Iscrizione alla camera di commercio della ditta individuale

Uno degli aspetti più importanti quando si decide di avviare una propria attività è quello dell'iscrizione alla camera di commercio della ditta individuale. Insieme all'apertura della partita Iva, una delle prescrizioni fondamentali per poter aprire la propria ditta individuale. Vediamo come si svolge questa pratica e le agevolazioni prevista per l'impresa individuale.

Iscrizione al Registro Imprese della Camera di Commercio

L'iscrizione al Registro Imprese è obbligatoria; questo è il punto principale da cui partire, indipendentemente che si tratti di anche imprenditori individuali o imprenditori agricoli e coltivatori diretti.

Questo significa che sono tenuti a richiedere l'iscrizione nel Registro delle Imprese della Camera di Commercio tutte quelle persone fisiche che esercitano una delle seguenti attività economiche:

1. Imprenditore commerciale individuale ovvero colui che esercita un'attività ricompresa tra quelle indicate dall'art. 2195 del codice civile;

2. Piccolo imprenditore commerciale secondo la definizione dell'art. 2083 del codice civile;

3. Coltivatore diretto sempre secondo quanto contenuto nell'art. 2083 del codice civile;



4. Imprenditore agricolo (non coltivatore diretto) di cui all'art. 2135 del codice civile.

Modifiche della modalità di registrazione

Oltre ai soliti pesci, il 1º aprile 2010 ha rappresentato una data importante per il lavoro autonomo: questo perchè è divenuta finalmente obbligatoria la Comunicazione Unica per la nascita dell’impresa da inviare all'Ufficio del Registro delle Imprese, sia nel caso delle ditte individuali che per quanto riguarda le società.

In cosa consiste tale comunicazione e quali vantaggi a prodotto? La procedura della Comunicazione Unica consente alle imprese l'invio digitale, per via telematica, delle relative domande di iscrizione al Registro delle Imprese, all'Inps, all'Inail e anche all'Agenzia delle Entrate. La comunicazione può riguardare anche la semplice variazione o la cessazione dell'attività.

Il significato di questa modifica è potenzialmente rivoluzionario poichè la conseguenza principale è che non si accettano più pratiche cartacee di iscrizione, modifica e cancellazione dal Registro delle Imprese relativamente alle imprese individuali.

Iscrizione al registro per la ditta individuale

La Comunicazione Unica è particolarmente vantaggiosa per la ditta individuale in quanto si tratta fondamentalmente di un servizio che permette al titolare di una impresa individuale di aprire la ditta individuale in completa autonomia, essendo in grado di presentare la domanda d'iscrizione al Registro Imprese attraverso una comunicazione telematica.

Tuttavia, non è sempre possibile ricorrere alla Comunicazione Unica: attualmente il servizio, proprio per la semplicità procedurale che lo caratterizza, non è utilizzabile nel caso in cui l'adempimento richieda il coinvolgimento di INAIL o del SUAP e nel caso di iscrizione di imprese artigiane.

Inoltre, per poter usufruire del servizio è obbligatorio disporre di una serie di strumenti, espressamente elencati dalla legge:

  • Casella di posta elettronica certificata (PEC);
  • Dispositivo di firma digitale;
  • Carta di credito per il pagamento di eventuali diritti di segreteria e bolli;
  • Utenza telemaco, per il solo adempimento di cancellazione.
Andrea Pagliaccia Febbraio 10, 2016 Nessun commento

Lavoratore autonomo o ditta individuale

Quando parliamo di un lavoratore non dipendente, quante volte usiamo la corretta terminologia, chiamandolo secondo il nome della propria categoria? Ad esempio: lavoratore autonomo o ditta individuale. Quale delle due espressioni utilizzeresti per un idraulico che lavora autonomamente senza l'aiuto di dipendenti? Bene, procediamo con ordine per cercare di fare un po' di chiarezza sull'argomento.

Lavoratore autonomo e registro delle imprese: è necessario iscriversi?

Anche se all'apparenza può sembrare irrilevante la scelta di un termine piuttosto che l'altro, si tratta in realta di due figure giuridicamente distinte, con importanti ripercussioni in materia fiscale e previdenziale: benvenuti nel meraviglioso mondo del lavoro autonomo. Dunque vediamo per prima cosa, la differenza principale tra lavoratore autonomo e ditta individuale nel momento iniziale dell'avvio dell'attività.

Tutto risiede nell'obbligo per le ditte individuali di iscriversi al registro delle imprese per poter svolgere la loro attività lavorativa, mentre tale obbligo non è previsto per il lavoratore autonomo, che può quindi esercitare la propria professione semplicemente una volta che abbia provveduto all'apertura della partita Iva. Chiarito questo punto, resta da vedere quale figure sono considerati lavoratori autonomi e quali invece imprenditori individuali.



piccolo imprenditore è lavoratore autonomo

Il lavoratore autonomo è colui che

Chi è lavoratore autonomo e chi ditta individuale? L'avvocato è un lavoratore autonomo? E il commerciante ambulante? A dispetto di miti e false credenze, per determinare se una lavoratore è autonomo o deve essere considerato ditta individuale bisogna considerare esclusivamente il tipo di attività svolta; il fatto che poi abbiamo o meno dipendenti non ha nessuna rilevanza.

Per offrire il massimo della chiarezza al riguardo, niente di meglio che un elenco. Iniziamo con i lavori che prevedono l'obbligo di iscrizione al registro dell imprese:

  • Gli artigiani:
  • I commercianti:

I lavoratori autonomi invece sono coloro che:

  • Svolgono lavoro occasionale
  • Esercitano arti o professioni (tra cui ci sono quelle prottette, nel caso degli avvocati appunto, ma anche libere, vedi un web master)

Lavoratore autonomo e inps: cosa cambia per la previdenza

Come dicevamo, rientrare nella fattispecie della ditta individuale, piuttosto che del lavoratore autonomo, ha delle ripercussioni non da poco; al di là dell'iscrizione di cui sopra. In primis, in materia previdenziale. È noto come gli artigiani e i commercianti sono obbligati all'iscrizione Inps. Ma cosa è previsto per il lavoratore autonomo e Inps? In linea di massima, la gestione della previdenza è meno complicata, anche se bisognerà vedere la tipologia di lavoratore autonomo.

Lavoratore autonomo e dichiarazione dei redditi: come pagare l'Irpef

Entrambe le figure - lavoratore autonomo e imprenditore individuale - sono tenuti al pagamento dell'Irpef; anche in questo caso pero, ci saranno due diverse procedure da rispettare. In particolare, a differenza delle ditte - il cui principio è quello della competenza contabile, per i lavoratori autonomi si applica il principio di cassa, ovvero si pagherà l'Irpef solo su quello che è stato incassato effettivamente, indipendentemente dal fatto che sia un ricavo dell'anno X.