Andrea Pagliaccia Marzo 23, 2016 Nessun commento

Costi della partita IVA

Se dovessimo scegliere l'argomento più spinoso quando si parla di lavoro autonomo, probabilmente il tema dei costi sarebbe nei primi posti del podio. In particolare, la questione dei costi della partita IVA ha da sempre suscitato molto interesse; oltre ad altrettanta confusione. Vediamo quindi di chiarire i principali aspetti legati alla partita IVA e alla sua gestione nel tempo.

Cosa fare con la partita IVA?

Prima di vedere nello specifico quelli che sono i costi legati all'apertura della partita IVA , nonostante la popolarità che lo contraddistingue in questi ultimi anni, è bene fare il punto della situazione sulla natura di questo strumento. Al riguardo ti consigliamo i seguenti approfondimenti:

I costi della partita iva

Dopo una breve ricognizione generale, è il momento di affrontare il discorso dei costi della partita IVA. Per farlo, cercheremo di essere estremamente semplici e diretti. Come? Semplice, rispondendo una volta per tutte alla domanda che tutti i giorni molti come te si fanno: la partita IVA costa? Ebbene,  l’apertura della Partita IVA non presenta di per se nessun costo diretto. I costi emergono nel momento in cui la stessa deve essere mantenuta nel corso del tempo.



Di seguito ti proponiamo un elenco puntato in cui riassumiamo le principali voci di costo legate alla p. IVA:

  • Costo del commercialista: nel momento dell'apertura, non per forza bisogna avvalersi di un dottore commercialista, poiché - se per te non è un problema - potrai benissimo presentare il relativo modello per l'apertura in totale autonomia. Ad ogni modo, la figura del commercialista diverrà necessaria per la gestione annuale della partita IVA: per questo il costo del professionista varierà a seconda diversi elementi, come l'attività svolta, e in generale a seconda della mole di lavoro;
  • Costo d'iscrizione alla Camera di Commercio: nel caso degli autonomi, questa spesa sarà facoltativa, ma - per le ditte individuali - l'iscrizione al registro camerale è obbligatorio e costa circa 100 € all'anno;
  • Contributi previdenziali: ovvero i contribuiti INPS, che per gli artigiani e per i commercianti hanno un'aliquota del 22,65%, ulteriormente ribassata - con uno sconto del 35% - per coloro che aderiscono alla partita IVA a regime contributivo agevolato; da gennaio 2016 rappresentata dal regime forfettario.
  • Imposte: come ogni soggetto economico operante, la partita IVA comporta l'obbligo della dichiarazione dei redditi e del pagamente delle imposte. Irpef e IRAP nello specifico. Queste varieranno a seconda del reddito prodotto e dagli eventuali regimi speciali. Nel caso del regime forfettario, il 15% del reddito per cinque anni.
Andrea Pagliaccia Marzo 1, 2016 Nessun commento

Lavoratore autonomo e INPS

Tra gli aspetti più importanti da conoscere quando si decide di aprire una propria attività, c'è la normativa che regola il lavoratore autonomo e l'INPS. In questo articolo vedremo di chiarire alcuni punti fondamentali della normativa, come ad esempio le modalità di versamento , il calcolo della base imponibile e le aliquote.

Lavoratore autonomo e gestione separata dell'INPS

Il lavoratore autonomo che nel momento dell'inizio attività si iscrive alla gestione separata INPS - ovvero tutti coloro che non siano Professionisti o titolari di reddito da lavoro autonomo soggetti ad una differente forma previdenziale - è obbligato ala versamento del totale dei contributi previdenziali, cosi come al pagamento del relativo acconto.



I termini entro i quali procedere al pagamento dei contributi viene eseguito secondo le seguenti date:

  • 16/06 termine ordinario per il versamento del saldo dell’anno di imposta precedente e per il versamento del primo acconto dell’anno corrente;
  • 16/07 termine per il versamento del saldo e primo acconto con la maggiorazione dello 0,40%;
  • 30/11 termine per il versamento del secondo acconto relativo all’anno in corso.

Alla luce di quanto specificato sopra, bisogna precisare come sono obbligati al versamento alla gestione separata anche quei professionisti che, pur essendosi iscritti ai relativi albi, non sono tenuti al versamento del contributo soggettivo presso la cassa d'appartenenza.

Base imponibile INPS del lavoratore individuale

Come vengono calcolati i contributi della gestione separata INPS da parte dei titolari di redditi di lavoro autonomo? Il valore di riferimento è quello del reddito IRPEF, realizzato come differenza tra i compensi realizzati e costi sostenuti, compreso quello prodotto in regime dei minimi o mediante forma associata.

Di seguito elenchiamo i riquadri da considerare nel modello Unico per il calcolo della base imponibile INPS:

  • Quadro RE, rigo RE25;
  • Quadro LM, rigo LM06, ridotto delle perdite pregresse (rigo LM09) per i contribuenti;
  • Quadro RH, rigo RH15 o RH16, ovvero se la società genera reddito da lavoro autonomo, rigo RH18.

Ovviamente, in questo conteggio non rientrano i redditi da lavoro che sono già stati tassati mediante gestioni previdenziali alternative o che sono redditi assoggettiati a contribuzione dal committente.

Le aliquote contributive INPS per il lavoro autonomo

Determinata la base imponibile, è possible conoscere il totale dei contributi dovuti applicando la corretta aliquota di riferimento. Di seguito le diverse aliquote previste:

  • Aliquota del 22%: per i professionisti coperti con una gestione previdenziale obbligatoria o titolari di pensione;
  • Aliquota del 27,72%: per i professionisti privi di una tutela previdenziale obbligatoria;
  • Aliquota del 28,72%: per tutti i soggetti iscritti alla gestione separata che non siano professionisti.

Dal contributo dovuto, secondo questi calcoli, devono essere detratti gli acconti versati nel corso dell’anno di imposta.

Andrea Pagliaccia Febbraio 29, 2016 Nessun commento

Costi della ditta individuale

Conoscere i costi della ditta individuale è fondamentale per decidere la fattibilità e la convenienza dell'investimento. Per sapere le nostre possibilità di metterci in proprio è necessario quindi sapere in anticipo i costi che dovremo sostenere nel corso degli anni, e valutare in questo modo eventuali formule alternative per realizzare l'idea imprenditoriale. A seguire passeremo in rassegna le principali voci di costo per una ditta individuale; la forma giuridica più semplice per un impresa.

Come aprire una ditta individuale

Vediamo prima brevemente come bisogna fare per aprire una ditta individuale, dato che è proprio da qui che deriveranno i costi dell'attività. Per riassumere possiamo dire che l'impresa individuale si apre mediante l'apposita Comunicazione Unica nei confronti degli enti coinvolti: che sono Agenzia delle Entrate, Camera di Commercio, INPS, INAIL e infine il Comune di riferimento.

Qui sorgono i primi costi poichè per portare a termine questa operazione, è necessario avvalersi della collaborazione di un professionista o di uno sportello dedicato. Il costo è variabile a seconda della pratica compresi diritti di segreteria e imposte di iscrizione alla Camera di Commercio.

Aprire una ditta individuale quanto costa?

I costi da sostenere non si presenteranno tutti con le stesse tempistiche, ma - al contrario - saranno sostenuti in periodi diversi. Al momento della pratica o entro i 30 giorni successivi all’iscrizione alla Camera di Commercio si deve versare il diritto annuo della Camera di Commercio. Questo costo dovrà essere sostenuto tutti gli anni, durante il periodo di attività della ditta individuale.

La partita iva in sé non ha costi fissi. Al momento della richiesta della richiesta all'apposito ufficio delle Agenzie delle Entrate; in questa fase bisogna eventualmente evidenziare la scelta fatta per il relativo regime contabile e fiscale agevolato: ovviamente nei casi in cui sia possibile optare per questa soluzione.

Costi INPS e INAIL per la ditta individuale

L’INPS richiede il pagamento dei contributi previdenziali a partire dall'inizio dell'attività, per tutti gli anni successivi dell’impresa e stabilisce un minimale - fissato annualmente - in base ad un reddito minimo. Pertanto richiede i contributi anche se il reddito risultasse inferiore a tali limiti minimi.



Il pagamento non si fa al momento dell’iscrizione ma a scadenze prestabilite, ovvero in 4 rate trimestrali, tramite il noto modello F24. Per le parti di reddito che superano la soglia minimale, il soggetto sarà chiamato a versare un contributo integrativo calcolato applicando una percentuale alla parte di reddito eccedente.

Nel caso la ditta individuale conti con la presenza di collaboratori e dipendenti, è obbigatoria l'iscrizione INAIL e il conseguente pagamento del premio assicurativo per gli infortuni sul lavoro dell’INAIL; questo per tutte le tipologie di imprese. Come per l’INPS, il pagamento del premio non si fa subito al momento dell’iscrizione ma l’INAIL manda una comunicazione con i termini di pagamento, da effettuarsi tramite modello F24. L’ammontare varia a seconda della tipologia di attività esercitata.