Andrea Pagliaccia Marzo 30, 2016 Nessun commento

Partita IVA dormiente o inattiva

Uno dei casi più spinosi in materia è senz'altro quello della partita IVA dormiente o inattiva: nell'articolo, oltre ad richiamare alcuni aspetti generali sulla partita IVA, cercheremo di tracciare le soluzioni a disposizione del contribuente nel momento in cui pervenga la comunicazione da parte dell'Agenzia delle Entrate di chisura d'ufficio.

Cos è partita IVA inattiva

A cosa ci riferiamo quando parliamo di partite IVA dormienti o inattive? I protagonisti in questione sono quei possesori di partita IVA che non risulta più operativa. Il problema delle partite IVA inattive nasce dal fatto che la legge specifica come si debba provvedere alla chiusura della partita IVA in caso di cessazione della relativa attività economica.



Se dovessi avere invece qualche dubbio circa la natura della partita IVA, nonché l'utilizzo che se ne può fare ti rimandiamo ai seguenti approfondimenti; troverai anche un articolo dedicato al momento dell'apertura della P. IVA:

Multa per la partita IVA dormiente

Quando si presenta concretamente il problema della partita IVA dormiente? Ciò avviene nel momento in cui all'(ex)titolare perviene la comunicazione da parte dell'Agenzia delle Entrate, con la quale si contesta la violazione di mancata comunicazione di chiusura dell'attività. In questo momento, si prospeta quindi - secondo quanto affermato dal Fisco - una multa da pagare di 500,00 euro; ridotta 167,67 euro se pagata entro 30 giorni dalla comunicazione.

Ad ogni modo non sono stati pochi i casi - giudicati in sede di ricorso amministrativo - in cui il contribuente ha ottenuto di non pagare la multa contestata dal Fisco. Le casistiche di riferimento sono due:

  • Partita IVA falsa: non sono pochi i casi in cui il (presunto) titolare della p. IVA non era effettivamente al corrente di esserne in possesso. Questo può avvenire quando si apra una partita IVA con una documentazione falsa, attraverso la pagina online del sito delle Agenzie delle Entrate. In queste situazioni non resta che esporre denuncia e presentare tutta la documentazione presso gli uffici del Fisco;
  • Partita IVA dormiente per attività chiuse da oltre 5 anni: molte delle persone che hanno ricevuto la famosa comunicazione con cui si reclamava il pagamento della multa, hanno in realta proceduto a suo tempo alla chisura della partita IVA. In questi casi bisognerà inviare tutta la documentazione all'ufficio competente entro i 30 giorni dall'arrivo della comunicazione.

 

Andrea Pagliaccia Marzo 23, 2016 Nessun commento

Chiusura della partita IVA

Non solo l'apertura; tra i procedementi più delicati da conoscere c'è anche quello della chiusura della partita IVA: nell'articolo affronteremo i diversi passaggi necessari per portare a termine la procedura; oltre a analizzare eventuali costi da sostenere.

Come fare per chiudera una partita IVA

Qualora il titolare della partita IVA decida che sia il momento di procedere alla sua chiusura, dovrà procedere secondo un'apposita modalità; allo stesso modo di quanto è previsto per la fase iniziare dell'apertura della partita IVA. Anche in questo caso infatti, sarà necessario procedere secondo delle tempistiche precise, oltre a dover ricorrere ad un'apposita modulistica.

Tempistica per la chiusura della partita IVA

Nel caso la chiusura avvenga successivamente alla cessazione dell'attività economica per la quale la partita IVA era stata aperta, la legge stabilisce che il titolare del numero di matricola IVA (dovrà trattarsi di una ditta individuale) sarà obbligato ad attivarsi entro 30 giorni dal momento in cui sono maturate le condizioni che hanno caratterizzato la chiusura.

Costi per la chiusura della partita IVA

In linea di massima, la chiusura della partita IVA è senza costi: il lavoratore autonomo che deciderà di chiudere la propria matricolo non sosterà infatti nessun tipo di spesa. La situazione cambia leggermente nel caso la partita IVA sia relativa ad una ditta individuale. In questo caso infatti, l'imprenditore dovrà procedere alla cancellazione dal registro delle imprese: il costo corrisponderà al pagamento della classica marca da bollo.

Modello AA9 per la chisura della partita IVA

La pratica per la chiusura della partita IVA ruota attorno al modello AA9. Questo deve essere presentato presso un qualsiasi ufficio dell'Agenzie delle Entrate non oltre il citato termine dei 30 giorni dalla data di chiusura dell'attività economica. La compilazione di questo documento è estremamente semplice, dato che sostanzialmente, bisognerà barrare all'interno del quatro denominato “Tipo di dichiarazione”, la relativa casella casella 3 - appunto quella della cancellazione - in cui specificare il numero della matricola che si vuole eliminare. e la data di cessazione.



Come presentare il modello AA9? Tale dichiarazione può essere presentata seguento le seguenti modalità:

  • in duplice copia direttamente (è possible scegliere un delegato che vada al tuo posto) presso uno degli uffici dell’Agenzia delle Entrate, indipendentemente dalla località del domicilio;
  • attraverso un invio postale, mediante raccomandata, di un unico esemplare completo di copia del documento d'identificazione; per la data verrà preso come riferimento il giorno in cui il documento è stato spedito;
  • per via telematica direttamente dal contribuente o tramite i soggetti incaricati della trasmissione telematica.
Andrea Pagliaccia Marzo 23, 2016 Nessun commento

Partita IVA agevolata

In questo articolo parliamo di partita IVA agevolata, forse la materia più scottante in questo momento - soprattutto a seguito della riforma entrata in vigore da gennaio 2016, che ha fortemente cambiato lo scenario in merito al regime forfettario della partita IVA. Vediamo dunque le principali modifiche introdotte dalla Legge di Stabilità 2016.

Regime ordinario o agevolato

Come avveniva precedentemente alla riforma 2016, nel momento in cui si decide di aprire la partita IVA, è necessario decidere uno specifico regime contributivo. Quali sono le alternative per i titolari di una partita IVA? Ecco le due possibilità:

  • regime ordinario: che prevede una normale tassazione sui redditi, oltre a Irap e IVA; inclusa la possibilità di essere oggetto degli studi di settore;
  • regime forfettario: al di là delle varie semplificazione contabili e formali, il titolare che adotta il regime forfettario sarà esentato da Irpef, IRAP e IVA, venendo applicata un apposita imposizione alternativa.

A questo punto ti chiederai cosa succede alla partita IVA a regime dei minimi (il precedente regime agevolato): ebbene - come dicevamo in precedenza - a partire da gennaio 2016, le persone che decidono di munirsi di una partita IVA non potranno piú scegliere questo regime agevolato; sostituito completamente dal regime forfettario.

Requisiti per la partita IVA agevolata 2016

Quali sono i requisiti per poter scegliere un regime agevolato per le partite IVA 2016? Di seguito elenchiamo le condizioni imprescindibili che queste devono rispettare per poter rientrare nel regime forfettario:

  • ricavi o compensi inferiori ai limiti indicati della Legge di Stabilità 2016, variabili a seconda dello specifico codice Ateco;
  • spese per collaboratori e/o dipendenti inferiori ai a 5.000 euro lordi;
  • costi lordi d'ammortamento per beni strumentali inferiori ai 20.000 euro.

Tale elenco può essere proposto anche in negativo, ovvero quali sono gli individui che secondo la legge di Stabilità del 2016 non possono richiedere il regime forfettario? Ecco l'elenco:

  • chi beneficia di regimi speciali IVA o nel calcolo del reddito imbonibile;
  • chi non è residente, a meno che non ottenga oltre il 75% del reddito in Italia;
  • chi abbia come attività abituale la vendita di fabbricati, terreni edificabili, mezzi di trasporto non usati.

Partita IVA 2016: materia previdenziale per il regime forfettario

Quali sono le conseguenze con il regime forfettario in materia previdenziale? In pratica si stabilisce come i contributi INPS vengono calcolati sul reddito finale in modo forfettario, a seconda dei diversi criteri fiscali. Sono previste delle diversità poi a seconda della forma in cui viene svolta l'attività economica: ci riferiamo alla ditta individuale piuttosto che al lavoro autonomo.



Per quest'ultimi, quando si tratta di lavoratori autonomi che non iscritti a nessun albo professionali, i titolari di una partita IVA iscritta alla gestione separata Inps, l'aliquota è del 27,7 %. Nel caso delle ditte individuali invece è stata prevista la riduzione del 35% dei contributi minimi dovuti; questo per coloro che sono iscritti alla gestione Inps degli Artigiani e dei Commercianti.

Andrea Pagliaccia Marzo 16, 2016 Nessun commento

Aprire la partita IVA

Come fare per aprire la partita IVA? Questa è una delle domande che più spesso si sentono quando parliamo di questo argomento; il motivo è forse relazionato alle lungaggini cui noi italiani siamo abituati quando pensiamo ad una pratica che coinvolge entità pubbliche. Nell'articolo approfondiremo tutti i diversi passaggi previsti dalla legge per l'apertura della partita IVA.

Il modulo per l'apertura dell'IVA

Cosa stabilisce la legge in merito all'apertura della partita IVA? Ebbene che i lavoratori autonomi che maturino con un reddito annuo superiore alla soglia di 5.000 €, sono tenuti a munirsi della p. IVA. Prima di procedere a spiegare la prassi di apertura, ti consigliamo di dare un'occhiata a questi due approfondimenti; importanti per avere le idee chiare sull'argomento:

La modalità con la quale si procede all'apertura della partita IVA è pressoché la stessa per tutti i soggetti che decidano di compiere questo passo, e consiste nel consegnare all'Agenzia delle Entrate un modulo, con il quale si comunica di avere intrapreso un’attività come lavoratori autonomi. Il documento in questione non può essere presentato oltre 30 giorni dall'inizio dell'attività per cui si sollecita la partita IVA.



Ad ogni modo, piccole differenze sono previste in relazione alla natura dell'entità richiedente la p. IVA. Ad esempio il modulo della ditta individuale (in questo caso si usera il modello AA9/7) non è lo stesso di quello presentato da una società (modello AA7/7) che rientrano nel regime di contabilità ordinaria.

Come fare per presentare il modello dell'IVA?

La consegna dei suddetti modelli può avvenire seconde tre diverse modalità:

  • Recarsi fisicamente all'ufficio dell'Agenzia delle Entrate addetto a tale procedura, dove ci verrà consegnato il modulo da compilare per la richiesta di apertura della partita IVA; ovviamente dovrai portare con te un documento d'identità;
  • Attraverso l'invio di una raccomandata A/R, in cui bisognerà allegare la fotocopia di un documento di identità valido, oltre al relativo modulo compilato in ogni sua parte;
  • Via Internet mediante il sito web dell'Agenzia delle Entrate; qui sarà possibile scaricare in un primo momento il modulo di cui abbiamo bisogno che dovrà essere redatto e firmato digitalmente; successivamente bisognerà mandare il tutto tramite PEC, cioè la posta elettronica certificata.

Se attraverso la raccomandata e via email, ti eviterai le probabili code che si trovano in questi uffici, sperimenterai un differente svantaggio. Nel momento dell'apertura della partita IVA ti sarà chiesto di fare due scelte importanti: quella riguardante l'ATECO, ovvero il codice specifico dell'attività intrapresa, e quello del regime fiscale. Nel caso non avessi le idee chiare su questi aspetti, la procedura fisica resta la più raccomandata.

Andrea Pagliaccia Marzo 16, 2016 Nessun commento

A cosa serve la partita IVA

Nonostante la sua grande diffusione nel mercato del lavoro odierno (forse anche per questo?), alcuni potrebbero chiedersi effettivamente a cosa serve la partita IVA. Per questo è bene cercare di fare un po' di chiarezza attorno a questo importante strumento a disposizione tanto del lavoratore autonomo come del professionista iscritto all'albo. Ma procediamo con calma e vediamo le sue funzioni principali.

Cos'è la partita IVA

Per capire a cosa serve, bisogna fare un passo indietro forse: ovvero avere ben chiaro cos'è la partita IVA. Alla base di tutto, la p. IVA non è altro che un codice di identificazione univoco - composto da 11 cifre numeriche - che garantisce l'immediata identificazione del soggetto che l'ha aperta, nonché tutta una serie di dati che specificano il settore d'appartenenza piuttosto che l'attività.

Questo codice numerico è suddivisibile in tre insiemi:

  • I primi 7 numeri formano la matrico dell'individuo titolare della stessa;
  • Dalla cifra numero 8 alla 10 si identifica l'ufficio di rifererimento che ha rilasciato la partita IVA;
  • L'11esima cifra invece si ottiene come risultato di una formula aritmetica e serve per verificare l'esattezza della matricola.

Chi utilizza la partita IVA oggi

Per capire meglio l'utilità della partita IVA, è sicuramente utile vedere le figure professionali che più di tutti ricorrono a questo strumento. A dispetto di come si potrebbe pensare, i lavoratori autonomi sono una realtà numericamente sostanziale in tutti i settori dell'economia nazionale: incluso nell'agricoltura. Questo a discapito di chi pensa a coloro che svolgono lavori nuovi, prodotto della nuova economia dei servizi.



Questo in parte, resta comunque innegabile, poichè nell'ambito dell'informatica e soprattutto in ambito pubblicitario vi è una forta diffusione di professionisti a partita IVA. L'altro bacino che tradizionalmente ha rappresentato una fonte di lavoratori a partita IVA è quello dei professionisti; rivolgendosi con tale espressione a coloro obbligati ad iscriversi a specifici albi, come gli avvocati e gli architetti

I numeri al riguardo parlano chiaro, evidenziando una forte crescita nel numero delle partite IVA. Secondo gli ultimi dati forniti dall'Agenzia delle Entrate - che ha appunto il compito di mantenere traccia delle richieste di apertura della partita IVA - il numero di persone che hanno deciso di mettersi in proprio dal 1980 ad oggi sarebbe addirittura di 5 milioni.

Cosa fare con la partita IVA

Riassumendo quando detto quindi, in definitiva, cosa è possibile fare con la partita IVA? La sostanza della risposta si esprime con una formula ben nota: mettersi in proprio. Detto questo però, va aggiunto che tante sono le possibilità in merito; si prenda in considerazione ad esempio la scelta tra la formula del lavoratore autonomo o ditta individuale: molto spesso utilizzati come sinonimi.