Andrea Pagliaccia Marzo 30, 2016 Nessun commento

Partita IVA con regime dei minimi

Da anni orma sulla bocca di tutti, anche se in pochi forse sanno con esattezza di cosa si tratta: stiamo parlando della partita IVA con regime dei minimi. Nell'articolo cercheremo di fare il punto sull'argomento, includendo dei richiami generici alla partita IVA; sempre importanti per avere una visione chiara di questo importantissimo strumento.

La partita IVA: informazioni generali

Come anticipato, prima di vedere meglio di cos'è in concreto il regime dei minimi, vorremo richiamare l'attenzione su alcuni aspetti generali della partita IVA. Questà rappresenta una matricola, attraverso cui è possibile iniziare una propria attività economica mettendosi in proprio. Di seguito alcuni approfondimenti sulla natura di questo strumento:

Oltre a informazioni teoriche, è utile conoscere gli aspetti pratici della partita IVA; come i temi qui proposti:

Cos'è il regime dei minimi?

Nel 2008, la Legge Finanziaria introduce per la prima volta un regime contributivo per le partite IVA semplificato: il cosiddetto regime dei minimi. In cosa consiste questo sistema? Le norme della suddetta legge stabilivano l'esenzione delle partite IVA che aderissero al regime da Irpef, IVA, IRAP e gli studi di settore. In sostituzione si prevedeva una tassazione fiscale unica operata attraverso l'imposta sostitutiva.

Per rispondere alla domanda con cui abbiamo aperto il paragrafo, diremo quindi che il regime dei minimi, chiamato anche come regime dei contribuenti minimi, rappresenta il regime fiscale agevolato per le partite IVA i cui titolari - nello specifico delle attività d’impresa o professionale svolte - abbiano determinati requisiti specifici.

Regime forfettario del 2016

A seguito della recente Legge di Stabilità del 2016, il vecchio regime dei minimi è stato definitivamento superato, attraverso l'introduzione di un nuovo sistema semplificato: il regime forfettario. Di conseguenza, chi intende disporre di una partita IVA agevolata, a partire dal 1° gennaio 2016 avrà a disposizione solo il regime forfettario.



Tuttavia, il regime dei minimi verrà mantenuto da quei contribuenti che avevano optato per il vecchio regime semplifcato; questo sarà fino alla scadenza naturale cosi come prevista dall'originale normativa, ovvero il compimento del 35° anno di età o il superamento dei 5 periodi d’imposta consecutivi.

 

Andrea Pagliaccia Marzo 30, 2016 Nessun commento

Partita IVA comunitaria

Alla luce dell'economia ordierna - sempre più interconnessa e globale - la partita IVA comunitaria rappresenta uno strumento importante con cui poter dare un'ulteriore spinta alla nostra attività economica. Nell'articolo, oltre ad un breve accenno alla natura della partita IVA, cercheremo di chiarire i passaggi necessarie per ottenere quella comunitaria.

Cos'è la partita IVA comunitaria

La partita IVA comunitaria (identificata con l'acronimo V.I.E.S.) è un tipo di partita Iva che, rispetto alla "tradizionale", permette di svolgere operazioni commerciali internazionali con operatori che hanno la propria sede all'estero; sia in entrata, quindi con l'acquisto, che in uscita, con la vendita.

Nel momento in cui un soggetto (persona fisica o società) decide di mettersi in proprio, non si riceve automaticamente lo status di "comunitaria". Per ottenere questo riconoscimento è necessario sollecitarlo contestualmente nel momento dell'apertura della partita IVA, ovvero specificarlo espressamente nella Comunicazione Unica che si fa presso l'ufficio dell'Agenzia delle Entrate.

Chi deve richiedere la partita IVA comunitaria?

Quali sono gli operatori economici che hanno l'obbligo di richiedere una partita IVA comunitaria? Questi sono i soggetti con sede in Italia che mantengono relazioni commerciali con aziende e privati residenti in altri stati appartenenti all'Unione Europea.



Dato che non tutte le imprese possono iscriversi al V.I.E.S., prima di sollecitare la richiesta di "estensione" della partita IVA, l'impresa interessata potrà consultare presso il sito dell'Agenzia delle Entrate l'eventuale validità della propria matricola come partita IVA Comunitaria. Inoltre, una volta iscritti come partita IVA V.I.E.S., si potrà sempre chiedere la cancellazione del requisito comunitario.

Oltre ad un controllo iniziale, le imprese iscritte con partita IVA comunitaria sono soggette ad un controllo successivo, eseguito dall'Agenzia delle Entrate per attestare se effettivamente c'è un lavoro con l'estero. Questo avviene richiedendo la presentazione degli elenchi in cui sono ricapitolate le diverse operazioni fatte da una partita IVa. Nel caso non si presenti l'elenco per quattro trimestri conseguitivi, avverrà automaticamente l'esclusione.

Quali sono i passaggi per ottenere la partita IVA comunitaria?

Le partite IVA interessate, possono richiedere l'iscrizione nei registri V.I.E.S. attraverso due modalità:

  • Nel caso di una partita IVA già esistente, il titolare può iscriversi telematicamente mediate il sito dell'Agenzia delle Entrate;
  • Per chi apre una nuova partita IVA, bisognerà compliare la sezione Operazioni Intracomunitarie del quadro I dei modelli AA7 - per le società - o AA9 - per i lavoratori autonomi e imprese individuali.
Andrea Pagliaccia Marzo 30, 2016 Nessun commento

Partita IVA dormiente o inattiva

Uno dei casi più spinosi in materia è senz'altro quello della partita IVA dormiente o inattiva: nell'articolo, oltre ad richiamare alcuni aspetti generali sulla partita IVA, cercheremo di tracciare le soluzioni a disposizione del contribuente nel momento in cui pervenga la comunicazione da parte dell'Agenzia delle Entrate di chisura d'ufficio.

Cos è partita IVA inattiva

A cosa ci riferiamo quando parliamo di partite IVA dormienti o inattive? I protagonisti in questione sono quei possesori di partita IVA che non risulta più operativa. Il problema delle partite IVA inattive nasce dal fatto che la legge specifica come si debba provvedere alla chiusura della partita IVA in caso di cessazione della relativa attività economica.



Se dovessi avere invece qualche dubbio circa la natura della partita IVA, nonché l'utilizzo che se ne può fare ti rimandiamo ai seguenti approfondimenti; troverai anche un articolo dedicato al momento dell'apertura della P. IVA:

Multa per la partita IVA dormiente

Quando si presenta concretamente il problema della partita IVA dormiente? Ciò avviene nel momento in cui all'(ex)titolare perviene la comunicazione da parte dell'Agenzia delle Entrate, con la quale si contesta la violazione di mancata comunicazione di chiusura dell'attività. In questo momento, si prospeta quindi - secondo quanto affermato dal Fisco - una multa da pagare di 500,00 euro; ridotta 167,67 euro se pagata entro 30 giorni dalla comunicazione.

Ad ogni modo non sono stati pochi i casi - giudicati in sede di ricorso amministrativo - in cui il contribuente ha ottenuto di non pagare la multa contestata dal Fisco. Le casistiche di riferimento sono due:

  • Partita IVA falsa: non sono pochi i casi in cui il (presunto) titolare della p. IVA non era effettivamente al corrente di esserne in possesso. Questo può avvenire quando si apra una partita IVA con una documentazione falsa, attraverso la pagina online del sito delle Agenzie delle Entrate. In queste situazioni non resta che esporre denuncia e presentare tutta la documentazione presso gli uffici del Fisco;
  • Partita IVA dormiente per attività chiuse da oltre 5 anni: molte delle persone che hanno ricevuto la famosa comunicazione con cui si reclamava il pagamento della multa, hanno in realta proceduto a suo tempo alla chisura della partita IVA. In questi casi bisognerà inviare tutta la documentazione all'ufficio competente entro i 30 giorni dall'arrivo della comunicazione.

 

Andrea Pagliaccia Marzo 23, 2016 Nessun commento

Chiusura della partita IVA

Non solo l'apertura; tra i procedementi più delicati da conoscere c'è anche quello della chiusura della partita IVA: nell'articolo affronteremo i diversi passaggi necessari per portare a termine la procedura; oltre a analizzare eventuali costi da sostenere.

Come fare per chiudera una partita IVA

Qualora il titolare della partita IVA decida che sia il momento di procedere alla sua chiusura, dovrà procedere secondo un'apposita modalità; allo stesso modo di quanto è previsto per la fase iniziare dell'apertura della partita IVA. Anche in questo caso infatti, sarà necessario procedere secondo delle tempistiche precise, oltre a dover ricorrere ad un'apposita modulistica.

Tempistica per la chiusura della partita IVA

Nel caso la chiusura avvenga successivamente alla cessazione dell'attività economica per la quale la partita IVA era stata aperta, la legge stabilisce che il titolare del numero di matricola IVA (dovrà trattarsi di una ditta individuale) sarà obbligato ad attivarsi entro 30 giorni dal momento in cui sono maturate le condizioni che hanno caratterizzato la chiusura.

Costi per la chiusura della partita IVA

In linea di massima, la chiusura della partita IVA è senza costi: il lavoratore autonomo che deciderà di chiudere la propria matricolo non sosterà infatti nessun tipo di spesa. La situazione cambia leggermente nel caso la partita IVA sia relativa ad una ditta individuale. In questo caso infatti, l'imprenditore dovrà procedere alla cancellazione dal registro delle imprese: il costo corrisponderà al pagamento della classica marca da bollo.

Modello AA9 per la chisura della partita IVA

La pratica per la chiusura della partita IVA ruota attorno al modello AA9. Questo deve essere presentato presso un qualsiasi ufficio dell'Agenzie delle Entrate non oltre il citato termine dei 30 giorni dalla data di chiusura dell'attività economica. La compilazione di questo documento è estremamente semplice, dato che sostanzialmente, bisognerà barrare all'interno del quatro denominato “Tipo di dichiarazione”, la relativa casella casella 3 - appunto quella della cancellazione - in cui specificare il numero della matricola che si vuole eliminare. e la data di cessazione.



Come presentare il modello AA9? Tale dichiarazione può essere presentata seguento le seguenti modalità:

  • in duplice copia direttamente (è possible scegliere un delegato che vada al tuo posto) presso uno degli uffici dell’Agenzia delle Entrate, indipendentemente dalla località del domicilio;
  • attraverso un invio postale, mediante raccomandata, di un unico esemplare completo di copia del documento d'identificazione; per la data verrà preso come riferimento il giorno in cui il documento è stato spedito;
  • per via telematica direttamente dal contribuente o tramite i soggetti incaricati della trasmissione telematica.
Andrea Pagliaccia Marzo 23, 2016 Nessun commento

Partita IVA agevolata

In questo articolo parliamo di partita IVA agevolata, forse la materia più scottante in questo momento - soprattutto a seguito della riforma entrata in vigore da gennaio 2016, che ha fortemente cambiato lo scenario in merito al regime forfettario della partita IVA. Vediamo dunque le principali modifiche introdotte dalla Legge di Stabilità 2016.

Regime ordinario o agevolato

Come avveniva precedentemente alla riforma 2016, nel momento in cui si decide di aprire la partita IVA, è necessario decidere uno specifico regime contributivo. Quali sono le alternative per i titolari di una partita IVA? Ecco le due possibilità:

  • regime ordinario: che prevede una normale tassazione sui redditi, oltre a Irap e IVA; inclusa la possibilità di essere oggetto degli studi di settore;
  • regime forfettario: al di là delle varie semplificazione contabili e formali, il titolare che adotta il regime forfettario sarà esentato da Irpef, IRAP e IVA, venendo applicata un apposita imposizione alternativa.

A questo punto ti chiederai cosa succede alla partita IVA a regime dei minimi (il precedente regime agevolato): ebbene - come dicevamo in precedenza - a partire da gennaio 2016, le persone che decidono di munirsi di una partita IVA non potranno piú scegliere questo regime agevolato; sostituito completamente dal regime forfettario.

Requisiti per la partita IVA agevolata 2016

Quali sono i requisiti per poter scegliere un regime agevolato per le partite IVA 2016? Di seguito elenchiamo le condizioni imprescindibili che queste devono rispettare per poter rientrare nel regime forfettario:

  • ricavi o compensi inferiori ai limiti indicati della Legge di Stabilità 2016, variabili a seconda dello specifico codice Ateco;
  • spese per collaboratori e/o dipendenti inferiori ai a 5.000 euro lordi;
  • costi lordi d'ammortamento per beni strumentali inferiori ai 20.000 euro.

Tale elenco può essere proposto anche in negativo, ovvero quali sono gli individui che secondo la legge di Stabilità del 2016 non possono richiedere il regime forfettario? Ecco l'elenco:

  • chi beneficia di regimi speciali IVA o nel calcolo del reddito imbonibile;
  • chi non è residente, a meno che non ottenga oltre il 75% del reddito in Italia;
  • chi abbia come attività abituale la vendita di fabbricati, terreni edificabili, mezzi di trasporto non usati.

Partita IVA 2016: materia previdenziale per il regime forfettario

Quali sono le conseguenze con il regime forfettario in materia previdenziale? In pratica si stabilisce come i contributi INPS vengono calcolati sul reddito finale in modo forfettario, a seconda dei diversi criteri fiscali. Sono previste delle diversità poi a seconda della forma in cui viene svolta l'attività economica: ci riferiamo alla ditta individuale piuttosto che al lavoro autonomo.



Per quest'ultimi, quando si tratta di lavoratori autonomi che non iscritti a nessun albo professionali, i titolari di una partita IVA iscritta alla gestione separata Inps, l'aliquota è del 27,7 %. Nel caso delle ditte individuali invece è stata prevista la riduzione del 35% dei contributi minimi dovuti; questo per coloro che sono iscritti alla gestione Inps degli Artigiani e dei Commercianti.

Andrea Pagliaccia Marzo 16, 2016 Nessun commento

Aprire la partita IVA

Come fare per aprire la partita IVA? Questa è una delle domande che più spesso si sentono quando parliamo di questo argomento; il motivo è forse relazionato alle lungaggini cui noi italiani siamo abituati quando pensiamo ad una pratica che coinvolge entità pubbliche. Nell'articolo approfondiremo tutti i diversi passaggi previsti dalla legge per l'apertura della partita IVA.

Il modulo per l'apertura dell'IVA

Cosa stabilisce la legge in merito all'apertura della partita IVA? Ebbene che i lavoratori autonomi che maturino con un reddito annuo superiore alla soglia di 5.000 €, sono tenuti a munirsi della p. IVA. Prima di procedere a spiegare la prassi di apertura, ti consigliamo di dare un'occhiata a questi due approfondimenti; importanti per avere le idee chiare sull'argomento:

La modalità con la quale si procede all'apertura della partita IVA è pressoché la stessa per tutti i soggetti che decidano di compiere questo passo, e consiste nel consegnare all'Agenzia delle Entrate un modulo, con il quale si comunica di avere intrapreso un’attività come lavoratori autonomi. Il documento in questione non può essere presentato oltre 30 giorni dall'inizio dell'attività per cui si sollecita la partita IVA.



Ad ogni modo, piccole differenze sono previste in relazione alla natura dell'entità richiedente la p. IVA. Ad esempio il modulo della ditta individuale (in questo caso si usera il modello AA9/7) non è lo stesso di quello presentato da una società (modello AA7/7) che rientrano nel regime di contabilità ordinaria.

Come fare per presentare il modello dell'IVA?

La consegna dei suddetti modelli può avvenire seconde tre diverse modalità:

  • Recarsi fisicamente all'ufficio dell'Agenzia delle Entrate addetto a tale procedura, dove ci verrà consegnato il modulo da compilare per la richiesta di apertura della partita IVA; ovviamente dovrai portare con te un documento d'identità;
  • Attraverso l'invio di una raccomandata A/R, in cui bisognerà allegare la fotocopia di un documento di identità valido, oltre al relativo modulo compilato in ogni sua parte;
  • Via Internet mediante il sito web dell'Agenzia delle Entrate; qui sarà possibile scaricare in un primo momento il modulo di cui abbiamo bisogno che dovrà essere redatto e firmato digitalmente; successivamente bisognerà mandare il tutto tramite PEC, cioè la posta elettronica certificata.

Se attraverso la raccomandata e via email, ti eviterai le probabili code che si trovano in questi uffici, sperimenterai un differente svantaggio. Nel momento dell'apertura della partita IVA ti sarà chiesto di fare due scelte importanti: quella riguardante l'ATECO, ovvero il codice specifico dell'attività intrapresa, e quello del regime fiscale. Nel caso non avessi le idee chiare su questi aspetti, la procedura fisica resta la più raccomandata.

Andrea Pagliaccia Marzo 2, 2016 Nessun commento

Apertura della partita Iva per la ditta individuale

Tra i passaggi obbligatori per lavorare come impresa individuale è necessaria l'apertura della partita IVA per la ditta individuale; si tratta appunto di uno degli aspetti più complessi per aprire una ditta individuale, poichè implica una serie di operazioni e di procedure che il futuro imprenditore deve compiere per iniziare a lavorare autonomamente.

Cosa fare per aprire la partia Iva

L'apertura della Partita IVA avviene sostanzialmente con una comunicazione all'Agenzia delle Entrate dell'avvenuto inizio della propria attività; da farsi entro 30 giorni dal primo giorno di attività. L'informazione deve essere trasmessa attraverso un apposito strumento, il modello AA9/7 (oppure modello AA7/7 nel caso di società), scaricabile facilmente dal sito dell'Agenzia.



La presentazione dei modelli può essere presentata attraverso i seguenti modi:

  • presso l’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate con apposito documento di riconoscimento;
  • invio con raccomandata A/R, allegando la fotocopia del documento di riconoscimento;
  • invio per via telematica, mediante il software apposito scaricabile dal sito dell'Agenzia delle Entrate.

Nel momento in cui si decide di aprire la partita IVA è necessario selezionare il proprio Codice ATECO, ovvero il numero con cui è possibile identificare la tipologia di attività svolta.

Costi della partita Iva per la ditta individuale

L'apertura della partita Iva, nel caso non ci si rivolga ad un professionista, non presenta di per se alcun costo: ovvero non c'è una tassa o un onere fiscale particolare da sostenere. I costi veri e propri relativi alla partita Iva nascono invece dal suo mantenimento nel corso degli anni

Procediamo ad ogni modo in ordine cronologico, prevedendo l'apertura di una ditta individuale avvalendosi dell'aiuto di un commercialista. La situazione si riferisce al Regime di Contabilità Ordinaria:

  • Onorario del commercialista: dai 60 ai 150 € per una semplice apertura, e circa 1000€ all'anno per una gestione ordinaria della contabilità;
  • Diritto camerale: corrisponde al costo dell'iscrizione alla camera di commercio della ditta individuale, che può oscillare dagli 80 ai 100€ annui;
  • Contributi previdenziali: vengono sostenuti dagli artigiani e dai commercianti e corrispondono a circa 3300€ annui da pagare in rate trimestrali;
  • Inail: un centinaio di euro all'anno, da sostenere solo per quelle attività che risultino pericolose;
  • Imposte: la famosa Irpef e la sorella Irap, da pagare in maniera progressiva a seconda dell'entità del reddito d'esercizio maturato.

Alcune di queste prescrizioni, obbligatorie per la ditta individuale - come ad esempio l'iscrizione al registro delle imprese - non sono al contrario necessarie nel caso del lavoratore autonomo.

Regime dei minimi per la partita Iva della ditta individuale

Le voci sopra elencate si riferiscono a costi che l'impresa sosterrà nel caso operi in Regime di Contabilità Ordinaria. Tuttavia, per le piccole imprese, è possibile optare per il cosiddetto Regime dei Minimi; ottenendo alcune agevolazioni fiscali e contributive.

  • Regime dei minimi: implica la tassazione agevolata del 5%, mentre i contributi INPS graveranno per il 27% sul reddito di impresa.